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La prima cellula sociale umana: la famiglia e la sua crisi perenne

Il primo e più elementare nucleo di aggregazione sociale nella specie umana (ma non soltanto) è la famiglia: normalmente ciascuno di noi è nato all'interno di un gruppo familiare (cosiddetta famiglia di origine) ed una volta raggiunta la maturità sessuale e, nella nostra civiltà, anche l'indipendenza economica, ovvero la capacità di procacciarsi autonomamente i mezzi di sussistenza, è portato ad accoppiarsi ed a costituire un nuovo nucleo familiare (cosiddetta famiglia di procreazione).

Questo ciclo si ripete praticamente dalle origini della umanità e c'è motivo di credere che proseguirà con le stesse caratteristiche ancora per un tempo indefinito fintanto la specie umana popolerà la terra.

La ciclicità presente nella dinamica familiare ci consente di riconoscere alcuni passaggi fondamentali, che possiamo schematizzare sinteticamente, quali:

  • lo svincolo dell'individuo dal proprio nucleo familiare di origine,
  • la scelta del partner e la contrattazione degli equilibri di rapporto all'interno della coppia,
  • la nascita della prole e la modificazione che ne deriva sul piano individuale nella struttura della propria immagine ed identità personale (la genitorialità ne rappresenta infatti una connotazione pregnante) e nell'economia della relazione di coppia, per la ripartizione dei ruoli e compiti connessi all'allevamento della prole.
  • Il confronto continuo con la crescita e la progressiva acquisizione di indipendenza dei figli, ivi incluso il classico scontro generazionale proprio delle fasi adolescenziali,
  • lo svincolo dei figli divenuti adulti.
Benché questa schematizzazione possa essere considerata  riduttiva sotto alcuni aspetti, ci consente di visualizzare con immediatezza che il percorso familiare sano inizia e finisce con una fase di svincolo: il distacco con cui  comincia e quello con cui  termina un ciclo completo sono le fasi maggiormente critiche che impegnano la capacità di ciascun singolo membro non solo di accettare ed adattarsi ad un cambiamento importante, ma anche di rendersene in qualche misura promotore per dirigerlo verso gli obiettivi auspicati. In ciascuno dei  momenti che abbiamo rappresentato possono nascere difficoltà e disfunzioni. La presenza di conflitti è fisiologica cioè ovvia, dato che la condivisione di spazi vitali tanto nel quotidiano, quanto nel fantastico ed emozionale  richiede un accordo sostanziale sugli obiettivi e sulle metodologie da attuarsi: cosa non sempre facile da ottenersi.

Partiamo dalla considerazione che ogni persona ha introiettato un modello di struttura familiare che è quello sperimentato nella propria famiglia di origine, sia per quanto riguarda gli aspetti relativi al  temperamento   e caratteristiche emozionali associate a ciascun ruolo, che per quanto attiene la distribuzione concreta di compiti nel quotidiano. Ciascun individuo rispetto al proprio modello familiare può avere maturato una posizione di accettazione e consenso oppure una posizione in varia misura critica e di ribellione o rifiuto, situazione che in sé tende a condizionare la capacità di costruire relazioni stabili e serene con un eventuale partner.
Nel momento in cui si forma una coppia, ciascuno dei membri tende almeno in parte a proiettare sull'altro alcune caratteristiche e sentimenti già vissuti nella propria famiglia di origine rispetto (di solito)  al genitore di sesso corrispondente: diciamo che  gli eventuali "conti in sospeso" che hanno riguardato  le relazioni interne al nucleo di origine possono essere riproposti nel rapporto di coppia, così come uno svincolo  non realmente completato può incidere negativamente nella economia relazionale.
Il rapporto di fiducia esistito rispetto ai propri genitori ed in particolare la fiducia di cui ci  si è sentiti investiti (o meno) nel corso della propria fase personale di svincolo, incide significativamente sulla capacità che ciascuno ha di esprimere fiducia nella propria scelta e nella stessa persona del compagno/a di vita.
Il persistere di eccessive forme di dipendenza rispetto ai membri del proprio nucleo di origine ed ai loro giudizi, benché sia da considerarsi in genere  "normale" nelle fasi iniziali di ogni rapporto di coppia, può divenire invece fonte di conflitti anche gravi e di rottura, se non superato in tempi ragionevoli.
Attualmente il profondo cambiamento del ruolo sociale delle donne ha modificato alcune certezze e ruoli socialmente precostituiti in ambito familiare, inoltre il concetto di famiglia sta a sua volta subendo cambiamenti importanti per il riconoscimento di dignità familiare alle coppie di fatto ed a quelle omosessuali.
Questi elementi legati alla contingenza storica rendono più laboriosa e complessa la definizione di ruoli e compiti all'interno delle nuove coppie che non possono più contare su di uno schema sociale universalmente condiviso. Tipicamente molte crisi matrimoniali avvengono nei primi anni della unione, per lo più conseguenti ad una mancata condivisione di quelli che sono i rispettivi compiti e posizioni all'interno della famiglia.
La nascita dei figli comporta a sua volta una rivoluzione interna sia all'individuo che alla coppia: il figlio vissuto come completamento e conferma personale implica una assunzione di responsabilità ed una serie di concrete limitazioni personali  rispetto alle quali la coppia va a ricontrattare la ripartizione dei ruoli.
Assumere l'identità di genitore corrisponde ad un cambiamento radicale nel proprio modo di vedere se stessi ed anche il rapporto col partner. Anche nel legame che si stabilisce col figlio si tende in qualche modo a riprodurre quanto sperimentato in precedenza nel nucleo originario, si proiettano attese e desideri propri, rispecchiandovi spesso anche una verifica della propria capacità ed adeguatezza di genitore. 
Sotto questo profilo le eccessive insicurezze generate da esperienze pregresse e non sufficientemente elaborate, tali da comportare implicite richieste di conferma al bambino, possono determinare ricadute negative tanto sull'autostima del genitore, quanto del piccolo ed inoltre la cosiddetta "triangolazione" del figlio, ovvero il suo utilizzo come strumento di pressione nella contrattazione del rapporto coniugale, non abbastanza definito e condiviso nelle fasi precedenti, può essere alla base di difficoltà e disturbi di vario genere. Durante tutto il processo di allevamento educazione e crescita della prole sono necessari continui adattamenti e revisioni da calibrare sul livello di maturità raggiunto dai figli ed anche all'interno di questo percorso il transito dalle fasi di simbiosi e dipendenza a quelle di indipendenza parziale e totale fino allo svincolo, non sempre seguono una direzione progressiva uniformemente lineare, ma sono soggette a tendenze e momenti concreti orientati regressivamente, ovvero alla conservazione di quanto già acquisito.
In realtà tutta la dinamica familiare è caratterizzata da un procedere spesso irregolare: l'avanzare verso gli obiettivi familiari (il progetto di vita condiviso inizialmente dalla coppia) viene frenato in varia misura da tendenze regressive in ciascuna delle sue fasi: i conflitti che nascono all'interno della coppia dove ciascuno dei membri desidera imporre il modello della propria famiglia di origine, ne rappresentano già un buon esempio.
Nel rapporto con i figli nel corso della fase di crescita le tendenze a trattenere (proteggere, mantenere la dipendenza, controllare, etc) e svincolare (rendere autonomi, lasciare liberi, allentare il controllo) devono continuamente ridefinirsi in un nuovo equilibrio col passare del tempo ed il progredire della maturazione dei membri più giovani: la definizione del punto di equilibrio varia a seconda del costume dei tempi, delle caratteristiche di temperamento dei genitori e del feedback che i ragazzi offrono al genitore, ovvero a seconda delle caratteristiche del singolo figlio. 
Riuscire a calibrare correttamente non è facile per nessun genitore ed a questo proposito mi limiterò ad una osservazione esemplificativa: tenere saldamente per mano un bambino di 4 o 5 anni nell'attraversare la strada, vuol dire fornire una protezione adeguata che conferisce valore al bambino (ci tengo che tu non ti faccia male) non farlo equivarrebbe ad un abbandono svalutante (non mi importa nulla di te e di cosa può accaderti) viceversa tenere saldamente per mano nell'attraversare la strada un ragazzo di 14 o 15 anni  significa offrire una protezione inadeguata che toglie valore al ragazzo (ti considero uno stupido incosciente ed incapace, che non sa attraversare da solo).
Evidentemente una protezione eccessiva che non tiene conto delle capacità acquisite dal figlio è sempre un messaggio implicito di svalutazione, una protezione scarsa che non tiene conto delle sue esigenze e dei suoi limiti è a sua volta sempre una svalutazione di tipo abbandonico.  Il genitore dovrà di volta in volta scegliere il punto di equilibrio giusto in quel determinato momento per favorire una crescita sana.
Lo svincolo reale e sereno è possibile quando siano state completate con successo le fasi precedenti.
Ovviamente la complessità del gioco di relazioni e la sua dinamica orientata in un continuo percorso di cambiamento, si presta in ogni momento ad alterazioni e disturbi di vario tipo: per oggi ci siamo limitati a delinearne alcuni dei tratti fondamentali.

Commenti

  1. un argomento attualissimo trattato in modo chiaro ed esauriente. Direi che molti genitori dovrebbero prendere atto di questa dinamica comportamentale. Non sono molto convinto sul discorso della famiglia primordiale che secondo me è diversa da società e società. Cioè da nucleo o cellula o maxicellula fino al corpo e così via, se vogliamo esprimerci concettualmente. La famiglia allargata o quella aperta sono forme di comportamenti devianti secondo il concetto espresso. Penso che qui ci sia un concetto di familiarità inteso come scelta del proprio partner e del sistema di vita assorbito e riproposto. Un sistema che si sta appunto evolvendo o regredendo verso il concetto di svincolo dalle forme attuali a quelle primordiali? si sa che l'amore muore e che ognuno vede nell'altra persona diverse sfaccettature interessanti. Una coppia muore quando non si evolve. Sbaglio?

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  2. Mio Dio!! Mario, faccio fatica a starti dietro: la famiglia cambia ed è inutile tentare di resistere al cambiamento. La famiglia di procreazione naturale è una cosa, lo stato di famiglia del comune un'altra: anche se vivo con mia sorella siamo una famiglia, ma queste osservazioni sono riferite alla famiglia di procreazione naturale, magari un'altra volta parlerò di altri tipi di gruppo familiare ...
    Una coppia è vincolata da un patto di lealtà e muore quando manca il rispetto del patto o quando gli spazi individuali non sono sufficientemente conservati rispetto allo spazio di coppia. L'amore è un altro concetto difficile, ma ti potresti leggere: "innamoramento e amore" tanto per chiarire almeno questa distinzione!
    ^_^ grazie del tuo contributo, Mario. Ciao!!

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