Giornata mondiale contro l'omofobia
Oggi si celebra, come ogni 17 maggio a partire dal 2007, la giornata mondiale contro la omofobia e la trans fobia: la ricorrenza è stata lanciata nel 2005 da Luis Georges Tin, dopo 15 anni dalla rimozione, avvenuta nel 1990, della omosessualità (già indicata come "disturbo della identità di genere") dalla classificazione internazionale delle malattie psichiche, elaborata e diffusa dall'OMS.
Nel 2007 la ricorrenza è stata riconosciuta e formalizzata dalle Nazioni Unite.
L'esistenza di una giornata dedicata vuole essere un momento di sensibilizzazione e riflessione culturale dedicato alle persone che vivono ogni giorno nel proprio quotidiano il pregiudizio e la discriminazione sociale.
L'Associazione Internazionale Lesbiche e Gay (ILGA) ha diffuso un documento contenente i dati relativi alle condizioni di vita, ai vissuti di emarginazione ed alla integrazione sociale delle persone omosessuali: risulta che in Italia, su 13.255 individui che hanno partecipato alla inchiesta, il 54% si sente perseguitato a causa del proprio orientamento sessuale (la media UE è il 47%) il 20% ha dichiarato di sentirsi emarginato nell'ambiente di lavoro (media UE 20%) ed il 34% si sente discriminato nella propria socialità quotidiana: quando deve effettuare acquisti o accedere ad uffici e/o servizi sanitari e sociali (la media UE è del 32%).
La difficoltà di integrazione degli omosessuali rappresenta un problema soprattutto durante l'adolescenza: nel momento in cui la identità di genere viene definendosi ed il rifiuto in seno alla famiglia e nel gruppo dei pari può sortire effetti devastanti sulla psiche ancora fragile dei ragazzi.
Bullismo e violenze sono ancora oggi eventi frequenti anche nelle scuole e riguardano spesso minorenni.
A questo proposito va rilevato che gli atti di bullismo possono includere anche forme di abuso sessuale ed essere parte del complesso di circostanze ed esperienze che ad una certa età, condizionano la scelta dell'orientamento sessuale. La identità di genere nella specie umana è infatti qualcosa che va ben oltre la definizione genetica e fenotipica del sesso: i modelli maschile e femminile nella nostra, come in altre civiltà, sono gravati di importanti caratterizzazioni di tipo culturale, come attivo-passivo, forte-debole, espansivo-recettivo, dominante-sottomesso e così via.
Stando così le cose bisogna comprendere che la identificazione in un genere piuttosto che nell'altro comporta più dell'accettazione del proprio corpo e dell'aspetto dei propri genitali.
Oggi tutti dovremmo interrogarci sulla natura dei motivi che condizionano il rifiuto sociale della omosessualità ed anche sulla natura di quegli aspetti culturali che sembrano sostenerne d'altro canto una sempre maggiore diffusione: ci accorgeremmo probabilmente di trovarci di fronte a contraddizioni ed incongruenze profonde che investono tutta l'area della definizione dei ruoli sessuali femminile e maschile all'interno della nostra cultura e su questo ci sarebbe molto da dire e da riflettere.
Io credo che di fondo ci siano troppi pregiudizi e cattiveria. Oltre che una buona dose di prepotenza e sicumera. Il credersi superiori e migliori da chi è diverso da noi.
RispondiEliminaSono convinta che sui ragazzi molti giovani influisa notevolmente l'ambiente familiari e quindi in un ambiente omofobo è più facile crescere omofobo. So che non è solo questo il problema, ma non voglio scendere in dettagli psicologici o medici di cui non sono assolutamente in grado di parlare.
Una cosa però la spero ardentemente. Ed è che finalmente il velo dell'ipocrisia cada dagli occhi di molti, Che il velo del pregiudizio si squarci. Che finalmente si riesca a capire che la differenza è più nel nostro modo di vedere che in una sessualità diversa.
Io credo che di fondo ci siano troppi pregiudizi e cattiveria. Oltre che una buona dose di prepotenza e sicumera. Il credersi superiori e migliori da chi è diverso da noi.
RispondiEliminaSono convinta che sui ragazzi molti giovani influisa notevolmente l'ambiente familiari e quindi in un ambiente omofobo è più facile crescere omofobo. So che non è solo questo il problema, ma non voglio scendere in dettagli psicologici o medici di cui non sono assolutamente in grado di parlare.
Una cosa però la spero ardentemente. Ed è che finalmente il velo dell'ipocrisia cada dagli occhi di molti, Che il velo del pregiudizio si squarci. Che finalmente si riesca a capire che la differenza è più nel nostro modo di vedere che in una sessualità diversa.
Ma infatti, Patricia, qualunque opinione uno si sia formato dell'omosessualità, non c'è certo motivo di discriminarla, a prescindere, se anche uno volesse considerarla una malattia non ce ne sarebbe motivo: di certo si combatte ogni giorno per la integrazione dei disabili e di tanti tipi di persone che per condizione sociale, cultura o salute rischiano di trovarsi ai margini, gli omosessuali vanno tutelati nei loro diritti, come tutti, a prescindere ...
RispondiEliminaGrazie del tuo contributo, Patricia. A presto!
Ma infatti, Patricia, qualunque opinione uno si sia formato dell'omosessualità, non c'è certo motivo di discriminarla, a prescindere, se anche uno volesse considerarla una malattia non ce ne sarebbe motivo: di certo si combatte ogni giorno per la integrazione dei disabili e di tanti tipi di persone che per condizione sociale, cultura o salute rischiano di trovarsi ai margini, gli omosessuali vanno tutelati nei loro diritti, come tutti, a prescindere ...
RispondiEliminaGrazie del tuo contributo, Patricia. A presto!