La questione insoluta: la morte
Nel delirio della follia di Amleto, il celebre: "to be or not to be this is the question" ci pone non una questione, ma la questione, la domanda per eccellenza sulla quale da sempre si è interrogato l'intero genere umano.
Nel senso che riusciamo a dare alla morte è contenuto anche quello che possiamo attribuire alla vita, perché il significato da sempre ci trascende, in quanto individui.
Il significato è infatti il contenuto condiviso nella rappresentazione di un significante utilizzato nelle nostre comunicazioni sociali e pertanto ci trascende, non nel senso religioso del termine (non si colloca al di sopra di noi) ma nella accezione umana della parola: va oltre noi stessi esce da noi stessi per trasmettersi ad altri.
Noi, animali di branco o sociali, che dir si voglia, siamo portati perciò a cercarlo sempre quel significato, quello che ci accomuna alla collettività umana ed al mondo naturale.
Alcuni riescono a conferire i loro significati alla vita e la loro vita quindi ha proprio il senso di questa ricerca continua di significati da trasmettere con la passione di chi è innamorato delle proprie idee ed ha fede in esse: molte ideologie ed altrettante religioni vengono sentite a questo livello di profonda emotività da chi ci crede. Molte vite sono state spezzate e sacrificate nel corso della storia in nome di una idea.
Quelle morti avevano il senso di difendere un significato della vita e trasmetterlo con forza a tutti coloro che potevano avere visto, udito o che comunque avrebbero saputo.
Non uno, ma più significati sono quelli che ciascuno di noi custodisce dentro, fin da bambino per averli interiorizzati durante le relazioni vissute con le persone più care: alcuni sono valori che condividiamo, altri sono tormenti di cui vorremmo liberarci, possiamo essere critici o solo innamorati, possiamo smontarli e ricostruire i nostri personali significati da lanciare oltre l'orizzonte del nostro sguardo per dare anche a noi stessi un senso.
Questo essere proiettati nel significato che va oltre noi stessi, e cioè nella dimensione collettiva della umanità è l'unico senso che può sostanziare una vita e rendere accettabile la morte.
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