27 Gennaio 2014: 69 anni dall'abbattimento dei cancelli di Auschswitz
Ricorre oggi la celebrazione della memoria dell'olocausto: il 27 gennaio 1945 cadevano i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, pochi furono i superstiti scampati alla morte ed alla cattura dei nazisti in ritirata, che cercarono di portare con sé tutti i prigionieri ancora vivi ed in buona salute.
La data della commemorazione è stata stabilita dall'ONU nel 2005 in occasione del sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento.
Auschwitz era più di un campo di concentramento: era un campo di sterminio, l'ultima tappa della cosiddetta soluzione finale, dove i prigionieri venivano uccisi in massa nelle camere a gas e bruciati nei crematori.
Una storia raccontata da tanti nelle testimonianze e trasposta in diverse opere di narrativa e cinematografia: tra queste mi torna ora in mente quel vecchio film di Roberto Benigni, la vita è bella, dove si racconta la storia di un uomo, imprigionato col proprio bambino nel campo di Auschwitz e di come egli riesca a nascondere il piccolo ai nazisti ed inoltre a rassicurarlo e proteggerlo anche dai traumi emotivi, attraverso l'uso di una specie di fiaba e gioco d'avventura.
La metafora che il papà presentava al piccolo per non intristirlo e per garantirsene la necessaria collaborazione era di tipo ludico ed avventuroso: c'era una gara e loro dovevano riuscire a non farsi scoprire, perciò in alcuni momenti il bimbo doveva nascondersi e rimanere immobile e silenzioso.
Per ogni nuova circostanza il papà riusciva ad inventarsi una traduzione giocosa e comprensibile alla mente infantile, sicché tra i due si stabiliva una tenerissima, quanto drammatica complicità.
Un ritmo narrativo che raggiungeva il suo culmine nelle scene finali, quando i tedeschi in ritirata scandagliavano palmo a palmo il campo per portare via tutti i prigionieri: un susseguirsi di fughe e nascondini dal quale i due protagonisti infine uscivano salvi!
Un lieto fine artistico che purtroppo però non è stato quello vissuto nella realtà dalle migliaia di ebrei di ogni sesso ed età privati della propria identità civile e della propria dignità umana, prima di essere ammonticchiati nelle camere a gas e nei crematori: per i nazisti il problema non era ucciderli, cosa tecnicamente semplice, quanto smaltirne i cadaveri, cosa più complessa sotto il profilo organizzativo e logistico.
Oltre i cancelli di Auschwitz venne rivelata una realtà fatta di torture sistematiche, seguite dalle uccisioni di massa. Vennero scoperti i crematori, dove venivano stipati i corpi denutriti ed ormai ridotti già ad un mucchietto di ossa, le camere a gas, le sperimentazioni deliranti.
70.000 persone trovarono la morte nel campo di Auschwitz: tra loro molti polacchi ed anche prigionieri di guerra russi.
Quest'anno in Italia la commemorazione ha coinvolto i vertici dello stato e della chiesa, ma la ricorrenza ha subito due giorni fa l'insulto macabro delle teste di maiale recapitate alla sinagoga di Roma, all'ambasciata di Israele ed al museo della storia: una provocazione ed un insulto di stampo neonazista, che basta a ricordarci che la radice del razzismo è tutt'altro che estirpata ...
Per dirla con papa Francesco: "una vergogna per l'umanità"
La data della commemorazione è stata stabilita dall'ONU nel 2005 in occasione del sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento.
Auschwitz era più di un campo di concentramento: era un campo di sterminio, l'ultima tappa della cosiddetta soluzione finale, dove i prigionieri venivano uccisi in massa nelle camere a gas e bruciati nei crematori.
Una storia raccontata da tanti nelle testimonianze e trasposta in diverse opere di narrativa e cinematografia: tra queste mi torna ora in mente quel vecchio film di Roberto Benigni, la vita è bella, dove si racconta la storia di un uomo, imprigionato col proprio bambino nel campo di Auschwitz e di come egli riesca a nascondere il piccolo ai nazisti ed inoltre a rassicurarlo e proteggerlo anche dai traumi emotivi, attraverso l'uso di una specie di fiaba e gioco d'avventura.
La metafora che il papà presentava al piccolo per non intristirlo e per garantirsene la necessaria collaborazione era di tipo ludico ed avventuroso: c'era una gara e loro dovevano riuscire a non farsi scoprire, perciò in alcuni momenti il bimbo doveva nascondersi e rimanere immobile e silenzioso.
Per ogni nuova circostanza il papà riusciva ad inventarsi una traduzione giocosa e comprensibile alla mente infantile, sicché tra i due si stabiliva una tenerissima, quanto drammatica complicità.
Un ritmo narrativo che raggiungeva il suo culmine nelle scene finali, quando i tedeschi in ritirata scandagliavano palmo a palmo il campo per portare via tutti i prigionieri: un susseguirsi di fughe e nascondini dal quale i due protagonisti infine uscivano salvi!
Un lieto fine artistico che purtroppo però non è stato quello vissuto nella realtà dalle migliaia di ebrei di ogni sesso ed età privati della propria identità civile e della propria dignità umana, prima di essere ammonticchiati nelle camere a gas e nei crematori: per i nazisti il problema non era ucciderli, cosa tecnicamente semplice, quanto smaltirne i cadaveri, cosa più complessa sotto il profilo organizzativo e logistico.
Oltre i cancelli di Auschwitz venne rivelata una realtà fatta di torture sistematiche, seguite dalle uccisioni di massa. Vennero scoperti i crematori, dove venivano stipati i corpi denutriti ed ormai ridotti già ad un mucchietto di ossa, le camere a gas, le sperimentazioni deliranti.
70.000 persone trovarono la morte nel campo di Auschwitz: tra loro molti polacchi ed anche prigionieri di guerra russi.
Quest'anno in Italia la commemorazione ha coinvolto i vertici dello stato e della chiesa, ma la ricorrenza ha subito due giorni fa l'insulto macabro delle teste di maiale recapitate alla sinagoga di Roma, all'ambasciata di Israele ed al museo della storia: una provocazione ed un insulto di stampo neonazista, che basta a ricordarci che la radice del razzismo è tutt'altro che estirpata ...
Per dirla con papa Francesco: "una vergogna per l'umanità"
Il film di Benigni, oltre ad essere bello dava un senso meno tetro alla vicenda mentre "Il bambino con il pigiama a righe" mi lasciò l'amaro in bocca... un'Amica conosciuta su Libero e che è anche qui su G+ mi aveva raccomandato di guardarlo senza però svelarmi la trama e a proposito secondo un utente intervenuto in due discussioni su una community l'Olocausto non c'è mai stato...
RispondiEliminaAppunto dicevo: il negazionismo è una delle facce del razzismo e del neonazismo ...
RispondiElimina"La vita è bella" io l'ho visto dopo molti anni dalla sua uscita e l'ho trovato bellissimo e coinvolgente: impossibile non fare un tifo sfegatato per la famigliola internata ... ma so che è una creazione artistica: la realtà ha spezzato dignità, stroncato vite ed ucciso la speranza e la fiducia nel mondo e nella umanità ... Un mio vecchio amico era figlio di un sopravvissuto .... nessuno può riprendersi da una esperienza come quella ... :-(
Appunto dicevo: il negazionismo è una delle facce del razzismo e del neonazismo ...
RispondiElimina"La vita è bella" io l'ho visto dopo molti anni dalla sua uscita e l'ho trovato bellissimo e coinvolgente: impossibile non fare un tifo sfegatato per la famigliola internata ... ma so che è una creazione artistica: la realtà ha spezzato dignità, stroncato vite ed ucciso la speranza e la fiducia nel mondo e nella umanità ... Un mio vecchio amico era figlio di un sopravvissuto .... nessuno può riprendersi da una esperienza come quella ... :-(