Morti bianche: il bilancio 2013
Il bilancio dei morti sul lavoro pubblicato dall'Osservatorio Indipendente di Bologna parla di numeri un pò diversi da quelli riportati nelle statistiche ufficiali, ma ne spiega anche il motivo: nelle statistiche ufficiali sono escluse intere categorie di lavoratori non presenti negli elenchi INAIL.
A parte tutti coloro che lavorano in nero, anche una buona parte dei lavoratori agricoli che magari risultano già pensionati, ma anche gli agenti di commercio e tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, vigili del fuoco, etc) non risultano presenti negli elenchi INAIL, senza contare tutti quei lavoratori pseudo autonomi che, pur possedendo una partita IVA, lavorano di fatto come dipendenti ....
Bene, chiarito questo aspetto, l'Osservatorio fornisce la sua statistica 2013: abbiamo 571 morti sui luoghi di lavoro ai quali sarebbero da aggiungere i morti in itinere, vale a dire sulla strada di andata o di ritorno dal posto di lavoro.
Deceduti in itinere sono 729 persone per cui si arriva ad un totale di 1.300 lavoratori deceduti per causa del loro lavoro.
Le percentuali più elevate di incidenti mortali nel luogo di lavoro riguardano il settore dell'agricoltura con 210 morti (il 37% del totale) di cui 138 schiacciati dal trattore. Segue l'edilizia con 137 incidenti mortali (il 22% del totale) quindi ancora l'industria ed il trasporto rispettivamente con il 7,4 ed il 6,5% del totale delle morti bianche.
Ora che la disoccupazione ha raggiunto il 12,7% con tendenza in continua crescita, mentre prosperano tutte le forme possibili di precariato e di lavoro privo di tutele, Susanna Camusso torna a parlare dell'articolo 18: "non è mai stato l'articolo 18 la causa o la ragione dei problemi che abbiamo" afferma, come riferito oggi in un editoriale dell'Ansa, ma ci sarebbe da aggiungere che la riduzione delle tutele e la ricattabilità dei lavoratori potrebbe produrre un drammatico incremento nel numero delle morti bianche, come sembra stia in parte già avvenendo ...
A parte tutti coloro che lavorano in nero, anche una buona parte dei lavoratori agricoli che magari risultano già pensionati, ma anche gli agenti di commercio e tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, vigili del fuoco, etc) non risultano presenti negli elenchi INAIL, senza contare tutti quei lavoratori pseudo autonomi che, pur possedendo una partita IVA, lavorano di fatto come dipendenti ....
Bene, chiarito questo aspetto, l'Osservatorio fornisce la sua statistica 2013: abbiamo 571 morti sui luoghi di lavoro ai quali sarebbero da aggiungere i morti in itinere, vale a dire sulla strada di andata o di ritorno dal posto di lavoro.
Deceduti in itinere sono 729 persone per cui si arriva ad un totale di 1.300 lavoratori deceduti per causa del loro lavoro.
Le percentuali più elevate di incidenti mortali nel luogo di lavoro riguardano il settore dell'agricoltura con 210 morti (il 37% del totale) di cui 138 schiacciati dal trattore. Segue l'edilizia con 137 incidenti mortali (il 22% del totale) quindi ancora l'industria ed il trasporto rispettivamente con il 7,4 ed il 6,5% del totale delle morti bianche.
Ora che la disoccupazione ha raggiunto il 12,7% con tendenza in continua crescita, mentre prosperano tutte le forme possibili di precariato e di lavoro privo di tutele, Susanna Camusso torna a parlare dell'articolo 18: "non è mai stato l'articolo 18 la causa o la ragione dei problemi che abbiamo" afferma, come riferito oggi in un editoriale dell'Ansa, ma ci sarebbe da aggiungere che la riduzione delle tutele e la ricattabilità dei lavoratori potrebbe produrre un drammatico incremento nel numero delle morti bianche, come sembra stia in parte già avvenendo ...
729 sui viaggi da casa a lavoro son tantissimi! Speriamo che prima o poi si prenda in considerazione il telelavoro da casa nei casi possibili...
RispondiEliminaIn realtà si cerca solo di risparmiare sul costo del lavoro .... dicono che così si incoraggia l'impresa, ma la cosa mi puzza .... :-(
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