Il soprannaturale: filosofia, arte ed emozione
Il
soprannaturale, nelle linee generali, è un concetto essenzialmente teologico e
filosofico riferito alla esistenza di entità astratte ed immateriali non
percepibili comunemente attraverso i sensi, ma concepibili esclusivamente
attraverso la nostra attività pensante.
Il superamento dei limiti di spazio e tempo intrinseci in ogni esistenza concreta e materiale ha sempre rappresentato una profonda aspirazione emotiva ed intellettuale, propria di ciascuna cultura nella storia della civiltà umana. L’anima, l’eterno, l’infinito, la perfezione non sono esperienze vissute nel mondo della concretezza dei sensi, ma percezioni ed esperienze mentali, prefigurate come dimensioni intuibili ed immaginabili interiormente. Il pensiero, tuttavia, essendo una attività individuale e soggettiva, non può essere identificata con l’ente soprannaturale, ma ne rappresenta soltanto lo strumento conoscitivo.
Sul piano filosofico, infatti, l’ente soprannaturale è concepito come una essenza oggettiva, con una sua realtà esistente che prescinde dal soggetto pensante. Questo nella religione è il concetto di divinità ed in alcuni sistemi filosofici è l’idea di trascendenza.In effetti si tratta di un argomento molto vasto che coinvolge la maggior parte delle aree dello scibile umano e trova agganci molteplici nelle diverse discipline. La teologia e la filosofia trattano l’argomento in maniera logica e sistematica, per quanto possibile, ma esistono pratiche (parapsicologia, spiritismo, etc.) che, postulando l’esistenza di un soprannaturale, tentano di entrarvi in contatto e di conoscerlo attraverso rituali magici o, se si vuole, superstiziosi.
Il soprannaturale, inteso tanto come fato e magia, quanto come credenza religiosa è una tematica che ricorre trasversalmente in quasi tutte le fasi della storia della letteratura antica e moderna fino alla fortunata serie narrativa e cinematografica di Harry Potter dei giorni nostri. Dopo il razionalismo illuministico il soprannaturale ricompare nell’ossianesimo e nella rivalorizzazione della emozionalità e dei sentimenti propria del periodo romantico, ma anche dopo il naturalismo francese ed il verismo italiano riemerge in alcuni autori esistenzialisti e/o precursori dell’esistenzialismo, come una sorta di lato oscuro che fa capolino tra le complicate contraddizioni di un razionale che, confondendosi in percorsi labirintici, non giunge comunque a dare una risposta al significato dell’essere individuale nel rapporto con sé stesso e con l’universo.
Il superamento dei limiti di spazio e tempo intrinseci in ogni esistenza concreta e materiale ha sempre rappresentato una profonda aspirazione emotiva ed intellettuale, propria di ciascuna cultura nella storia della civiltà umana. L’anima, l’eterno, l’infinito, la perfezione non sono esperienze vissute nel mondo della concretezza dei sensi, ma percezioni ed esperienze mentali, prefigurate come dimensioni intuibili ed immaginabili interiormente. Il pensiero, tuttavia, essendo una attività individuale e soggettiva, non può essere identificata con l’ente soprannaturale, ma ne rappresenta soltanto lo strumento conoscitivo.
Sul piano filosofico, infatti, l’ente soprannaturale è concepito come una essenza oggettiva, con una sua realtà esistente che prescinde dal soggetto pensante. Questo nella religione è il concetto di divinità ed in alcuni sistemi filosofici è l’idea di trascendenza.In effetti si tratta di un argomento molto vasto che coinvolge la maggior parte delle aree dello scibile umano e trova agganci molteplici nelle diverse discipline. La teologia e la filosofia trattano l’argomento in maniera logica e sistematica, per quanto possibile, ma esistono pratiche (parapsicologia, spiritismo, etc.) che, postulando l’esistenza di un soprannaturale, tentano di entrarvi in contatto e di conoscerlo attraverso rituali magici o, se si vuole, superstiziosi.
Il soprannaturale, inteso tanto come fato e magia, quanto come credenza religiosa è una tematica che ricorre trasversalmente in quasi tutte le fasi della storia della letteratura antica e moderna fino alla fortunata serie narrativa e cinematografica di Harry Potter dei giorni nostri. Dopo il razionalismo illuministico il soprannaturale ricompare nell’ossianesimo e nella rivalorizzazione della emozionalità e dei sentimenti propria del periodo romantico, ma anche dopo il naturalismo francese ed il verismo italiano riemerge in alcuni autori esistenzialisti e/o precursori dell’esistenzialismo, come una sorta di lato oscuro che fa capolino tra le complicate contraddizioni di un razionale che, confondendosi in percorsi labirintici, non giunge comunque a dare una risposta al significato dell’essere individuale nel rapporto con sé stesso e con l’universo.
Le
religioni soprattutto in passato, ma non soltanto, oltre a rappresentare un
tentativo di strutturare ed organizzare in maniera sistematica delle credenze verosimilmente
fondate su esigenze emotive profonde (la vita eterna per esorcizzare il timore
della morte, la esistenza di entità superiori, quali proiezioni di figure
parentali più o meno protettive o persecutorie, e via dicendo) si sono di fatto
concretizzate in precise forme di
organizzazione sociale ed istituzionale, nonché in un insieme di dettami e
norme etiche concepiti per regolamentare i rapporti interpersonali familiari e
sociali, così da coincidere in diverse civiltà con le leggi e le istituzioni
dello stato. Da questo punto di vista la percezione individuale di un
soprannaturale, ovvero di una divinità presente nel dialogo interiore della
persona e come tale capace di condizionarne a fondo le scelte ed i
comportamenti, nel momento in cui viene convogliata ed organizzata in una struttura di pensiero
condivisa socialmente, finisce per rappresentare il più potente strumento di
controllo politico all’interno di uno Stato.
L’ispirazione
artistica su tutt'altro versante, rappresenta per sé stessa qualcosa di magico che sfugge al controllo
della ragione ed in qualche modo materializza la scintilla del Divino nelle sue
diverse forme espressive. Nella religiosità pagana delle antiche civiltà
classiche erano le Muse le dee ispiratrici
di poeti, musicisti e pittori. Nelle
arti figurative e nella pittura in particolare, l’artista si proponeva
di riprodurre fedelmente la realtà, ma
ogni opera d’arte implica una trasfigurazione (artistica, appunto)
dell’oggetto rappresentato, sicché l’opera può contenere e trasmettere
l’universo emozionale dello stesso artista anche oltre la sua stessa
consapevolezza, analogamente a quanto avviene comunemente nei sogni …
Nel
corso della storia della pittura abbiamo assistito allo spostamento dell’attenzione
dell’artista dalla rappresentazione della realtà alla rappresentazione
dell’emozione: l’espressionismo, l’impressionismo, il surrealismo, etc. sono le
correnti artistiche che testimoniano questo nuovo orientamento ed, in qualche
misura, potremmo dire che costituiscono i tentativi dell’artista di rendersi
consapevole della centralità dell’emozione e di scegliere coscientemente i
sentimenti e l’affettività che intende trasmettere attraverso la sua opera.
Sia essa emozione, magia, arte, contemplazione della natura, astrazione logica, religione, filosofia o perfezione matematica, la sensazione di un qualcosa che sfugge al controllo della mente umana, ma che esiste in una propria dimensione al di fuori dalla realtà percepita sembra irrinunciabile rispetto alle più profonde esigenze dell'animo umano: il mistero inconoscibile, ma per molti innegabile, sepolto nelle parte più profonda di noi stessi, ma direttamente collegato alla universalità dell'essere.
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