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La presenza di animali domestici migliora la comunicazione negli autistici

La presenza di un animale domestico in casa migliora alcuni aspetti dei disturbi dello spettro  autistico: questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista specializzata "Journal of Autism and Developmental Disorders". 
Da tempo è noto che la cosiddetta pet therapy viene utilizzata in diversi tipi di disturbi dello sviluppo e della comunicazione, ma in questo caso non si tratta affatto di pet therapy in senso stretto perché la ricerca è stata condotta esclusivamente mediante la rilevazione di dati statistici in soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico, che vivevano in famiglie dove semplicemente era presente o meno un animale domestico.
Lo studio è stato svolto presso l'Università Missouri-Columbia da Gretchen Carlisle ed i ricercatori sostengono di avere dimostrato che i bambini autistici, che hanno in casa qualsiasi tipo di animale domestico, esprimono una maggiore propensione a semplici interazioni sociali, quali presentarsi, chiedere informazioni e rispondere alle domande.

Da tempo questi esperti si occupano di approfondire gli effetti terapeutici sull'autismo derivanti dalla convivenza e dall'attaccamento agli animali domestici: un primo studio, pubblicato in ottobre, aveva rivelato simili correlazioni positive per l'affezione al cane, mentre più di recente l'indagine è stata estesa anche alla presenza di diverso genere di animali domestici ed in effetti sembra che i benefici siano parimenti rilevanti.
Carlisle ha intervistato 70 famiglie con un minore autistico di età compresa fra gli 8 ed i 18 anni: i bambini che possedevano un cane hanno totalizzato punteggi medi più alti nelle abilità sociali, misurate con la scala standardizzata Improvement system rating scale, mentre i bambini che possedevano un qualunque animale domestico (inclusi anche i cani) mostravano un punteggio più alto nella sottoscala relativa all'asserzione.
Secondo questi studiosi se il bambino ha sviluppato un attaccamento verso l'animale, quest'ultimo può anche essere facilmente utilizzato come mediatore della comunicazione, nel senso che il bimbo sarà più propenso a rispondere se l'interlocutore pone domande sull'animale domestico amato.

Va detto che coloro che hanno condotto la ricerca sono persone specializzate nella interazione uomo-animale, che operano presso un centro di medicina veterinaria: si tratta pertanto di studiosi che amano gli animali, il che costituisce un elemento di cui tenere conto nella misura in cui notoriamente le convinzioni morali di uno scienziato possono incidere sui risultati delle sue ricerche, d'altro canto è sicuramente vero che gli animali utilizzano codici comunicativi preverbali e di impatto immediato sui soggetti con difficoltà di comunicazione verbale: un frequente errore umano che viene commesso con gli autistici è di reiterare una consegna verbale inascoltata (che pertanto continuerà a restare inascoltata) mentre avvicinarsi, toccare, condurre, esemplificare il gesto od il comportamento desiderato (come spesso fanno gli animali) può effettivamente risultare molto più efficace.


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