Studiare è il vero elisir di lunga vita
Ebbene tutti gli studenti poco volenterosi e discoli, quelli che hanno l'abitudine di marinare la scuola, scandendo ironici slogan del genere: "Studere, studere: post mortem quid valere?" è bene che sappiano che qui proprio di vita e di morte si parla. Chi studia vive più a lungo ed in condizioni di salute migliore: una persona con la 5° elementare, ad esempio, ha un rischio di morire maggiore del 78% rispetto a chi ha conseguito una laurea e non è tutto.
Un gruppo di studiosi guidato da Giuseppe Costa, ha pubblicato nei giorni scorsi un lavoro di revisione centrato sull'impatto delle diseguaglianze sociali sulla salute: "L'equità della salute in Italia. Secondo rapporto sulle diseguaglianze in sanità" edito da FrancoAngeli, che rappresenta una fotografia fedele del cosiddetto gradiente sociale che costituisce la correlazione tra l'andamento degli indicatori di salute in rapporto alle condizioni socioeconomiche e culturali dei gruppi valutati.
Naturalmente le variabili che incidono negativamente sugli indicatori di salute e sull'aspettativa di vita sono la povertà materiale, lavoro poco qualificato, basso titolo di studio e disoccupazione, è stato stimato che chi ha un diploma ha un rischio di morire maggiore del 16% rispetto ad un laureato, per chi ha la 3° media il rischio aumenta del 46% fino al 78% in più per chi ha solo la licenza elementare.
In Italia queste disuguaglianze sono più marcate nelle regioni del Mezzogiorno.
Una differenza di ben 5 anni nell'aspettativa di vita tra chi ha sempre fatto l'operaio e chi invece è diventato dirigente è quanto registrato negli anni duemila.
Se non vi fossero queste disuguaglianze sociali la mortalità maschile si ridurrebbe del 25% e quella femminile del 10% sono infatti le morti evitabili che avvengono invece negli strati sociali più disagiati.
Il concetto di salute e la possibilità di conservare un buono stato di salute non dipendono unicamente dagli interventi sanitari, ma da una serie di aspetti relativi alle condizioni ed agli stili di vita per cui gli interventi di prevenzione richiederebbero la possibilità di realizzare interventi coordinati e sinergici a carico di diverse istituzioni.
Considerevole rilevanza rivestono aspetti come le condizioni dell'ambiente abituale di vita nel quotidiano, sia per l'abitazione che per il lavoro, gli stili di vita e le eventuali attività usuranti ed infine la possibilità di accedere a cure adeguate.
In questo quadro l'esistenza di un servizio sanitario nazionale accessibile a tutti, così come della scuola pubblica rappresentano gli unici baluardi in grado di tutelare la popolazione dal progressivo approfondirsi della forbice sociale già aumentata in questi anni in seguito alla crisi economica.
Nel frattempo ai giovani dovremo consigliare invece della ricerca della pietra filosofale lo studio della filosofia: pare che sia proprio efficace nell'allungare la vita.
Un gruppo di studiosi guidato da Giuseppe Costa, ha pubblicato nei giorni scorsi un lavoro di revisione centrato sull'impatto delle diseguaglianze sociali sulla salute: "L'equità della salute in Italia. Secondo rapporto sulle diseguaglianze in sanità" edito da FrancoAngeli, che rappresenta una fotografia fedele del cosiddetto gradiente sociale che costituisce la correlazione tra l'andamento degli indicatori di salute in rapporto alle condizioni socioeconomiche e culturali dei gruppi valutati.
Naturalmente le variabili che incidono negativamente sugli indicatori di salute e sull'aspettativa di vita sono la povertà materiale, lavoro poco qualificato, basso titolo di studio e disoccupazione, è stato stimato che chi ha un diploma ha un rischio di morire maggiore del 16% rispetto ad un laureato, per chi ha la 3° media il rischio aumenta del 46% fino al 78% in più per chi ha solo la licenza elementare.
In Italia queste disuguaglianze sono più marcate nelle regioni del Mezzogiorno.
Una differenza di ben 5 anni nell'aspettativa di vita tra chi ha sempre fatto l'operaio e chi invece è diventato dirigente è quanto registrato negli anni duemila.
Se non vi fossero queste disuguaglianze sociali la mortalità maschile si ridurrebbe del 25% e quella femminile del 10% sono infatti le morti evitabili che avvengono invece negli strati sociali più disagiati.
Il concetto di salute e la possibilità di conservare un buono stato di salute non dipendono unicamente dagli interventi sanitari, ma da una serie di aspetti relativi alle condizioni ed agli stili di vita per cui gli interventi di prevenzione richiederebbero la possibilità di realizzare interventi coordinati e sinergici a carico di diverse istituzioni.
Considerevole rilevanza rivestono aspetti come le condizioni dell'ambiente abituale di vita nel quotidiano, sia per l'abitazione che per il lavoro, gli stili di vita e le eventuali attività usuranti ed infine la possibilità di accedere a cure adeguate.
In questo quadro l'esistenza di un servizio sanitario nazionale accessibile a tutti, così come della scuola pubblica rappresentano gli unici baluardi in grado di tutelare la popolazione dal progressivo approfondirsi della forbice sociale già aumentata in questi anni in seguito alla crisi economica.
Nel frattempo ai giovani dovremo consigliare invece della ricerca della pietra filosofale lo studio della filosofia: pare che sia proprio efficace nell'allungare la vita.
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