Povertà è violenza sociale contro i deboli
Parlare di povertà ed umanitarismo è diventato ormai qualcosa di ripetitivo e noioso quasi quanto le prediche degli esponenti di quelle sette religiose, che vanno in giro porta a porta a caccia di proseliti e riescono invariabilmente a cogliervi nei momenti meno opportuni della vostra giornata.
Si tratta di qualcosa a cui annuire e sorridere mestamente con aria di circostanza, senza sentirsene più di tanto coinvolti, dato che si tratta di fenomeni mondiali la cui evoluzione sembra sia qualcosa che passa molto al di sopra della testa di ciascun singolo individuo.
Qualcosa che nel migliore dei casi viene considerato idealismo ed utopia irrealizzabile.
Continuiamo a sentirci invece minacciati dalla violenza che talvolta arriva fin nei paesi dell'occidente assumendo la forma di un gruppo armato fanatico o di una bomba:
allora si che ci sentiamo coinvolti in prima persona ed abbiamo bisogno di dire la nostra, quello che pensiamo della violenza, della religione e della guerra, ma nessuno si chiede da dove nasca la violenza.
- Cosa genera la violenza?
La risposta è elementare ed alla portata di tutti: da un uomo nasce un uomo, da un topo nasce un topo e la violenza nasce dalla violenza: è una verità elementare comprensibile anche o forse soprattutto ad un bambino. La violenza non è solo quella che uccide con i proiettili e le bombe, la violenza uccide anche con l'abbandono, la povertà e la fame.
In questo assurdo mondo che ci gira intorno, ogni giorno vanno nel pattume (che non sappiamo come smaltire) le risorse alimentari che basterebbero ad eliminare definitivamente la denutrizione e la fame nel pianeta e prima di sostenere che questa non sia la più ignobile forma di violenza (essendo la morte preceduta da sofferenza ed agonia) bisognerebbe aver visto morire di fame i propri figli.
La verità è che questa, così come le guerre esportate al solo fine di impadronirsi delle risorse naturali di altri paesi, così come l'avvelenamento sistematico dell'aria, dell'acqua e della terra, perpetrato ai soli fini di accumulo di ricchezza ai danni dell'intera umanità, rappresentano altrettante forme di inaudita violenza nella sua forma più abominevole.
- Questa violenza è una violenza istituzionale!
Non è la violenza di un pugno di disperati contro i simboli della civiltà occidentale (che alla fin fine lascia il tempo che trova ed anzi rafforza il consenso della gente allo status quo) ma è la violenza operata dalle nazioni della civiltà occidentale con le loro politiche espansive e di sfruttamento, che distruggono gli ecosistemi, la flora e la fauna e vado a precisare (per chi avesse difficoltà a coglierlo nell'immediato) che la specie umana fa parte della fauna.
Questi sono i motivi per i quali si rendono necessari interventi di gruppi culturali capaci di esercitare pressioni sui governi in modo da orientare le politiche internazionali verso una più equa distribuzione del reddito e delle risorse con l'obiettivo di tutelare l'intera specie e la natura che ne consente la vita.
- Il 2015 è l'anno chiave:
In questo contesto, che è anche quello di un mondo globalizzato, dove i mezzi di trasporto e comunicazione hanno pressoché annullato le distanze fisiche e dove pertanto assistiamo ad imponenti flussi migratori con il loro bagaglio di morti ed alla esplosione di atti terroristici nelle metropoli del benessere, non è più possibile sostenere l'ipocrisia di chi predica la pace e semina la guerra e la fame.
Oltre 1.000 organizzazioni umanitarie, tra le quali Save the children e GCAP (coalizione contro la povertà) hanno lanciato nei giorni scorsi, dal 15 gennaio, una campagna contro la povertà, le disuguaglianze ed i cambiamenti climatici: secondo gli organizzatori se i leader mondiali non opereranno scelte dirimenti sul problema della povertà mondiale c'è il rischio che un miliardo di persone in più si troveranno in condizioni di estrema povertà entro il 2030: le scelte fatte oggi saranno quelle capaci di condizionare il futuro delle prossime generazioni. Attualmente vivono in condizioni di povertà estrema circa un miliardo di persone, ma con le politiche adatte questo numero si potrebbe ridurre a 360 milioni entro il 2030.
I calcoli di previsione in rapporto alle linee politiche sono stati realizzati utilizzando modelli statistici validati. Di particolare rilevo, secondo le organizzazioni umanitarie, saranno gli appuntamenti del summit ONU sullo sviluppo sostenibile, previsto per settembre a New York ed in dicembre gli incontri ONU sul clima che si terranno a Parigi: in queste due occasioni bisognerà ottenere impegni precisi da parte delle nazioni nella direzione della sostenibilità con accordi globali.
La povertà è una condizione economica,non una malattia. Semmai è una piaga sociale che riflette una mentalità malata. In Italia i poveri vengono trattati come sub umani, considerati meno dei cani randagi. Lasciati morire senza diritti, e prima offesi, villipesi, mortificati, bastonati, bruciati vivi a volte. Cose che ti fanno vergognare di appartenere al genere umano.
RispondiEliminaNon è mica scritto che la povertà sia una malattia, non si parla di malattie nel post anche se la povertà e condizioni di vita precarie corrispondono ad una più elevata morbilità e mortalità, ma questo aspetto non è stato considerato qui: si sottolinea soltanto che la povertà è una forma di violenza ed è una violenza sociale ed istituzionale. Condivido le tue parole sulla insensibilità e brutalità di alcune persone: purtroppo è così ed è così perché l'educazione viene dall'esempio e se i governi e chi sta in alto non fornisce un esempio di rispetto della persona umana, è molto difficile che le persone assimilino questo principio... poi dipende dalle persone naturalmente, ma...
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