Se vuoi che tuo figlio ti ami, lascialo in pace: lo consiglia la scienza.
Controllare eccessivamente i propri bambini ed interferire troppo nelle loro attività, dirigendole verso gli obiettivi che noi desideriamo, è una tecnica controproducente sul piano educativo e capace anche di danneggiare la relazione con nostro figlio. La cosa è stata recentemente comprovata in una ricerca sperimentale, ma prima di presentarne i risultati, è bene mettere in chiaro alcune considerazioni di base. La relazione madre-figlio nelle prime fasi della vita è il rapporto di interdipendenza più stretto che sia possibile trovare in natura. Nella specie umana il bambino dipende dalla madre per la sua sopravvivenza fisica, ma in gran parte anche per il suo sviluppo affettivo e la sua capacità di individuarsi, strutturarsi e stabilire relazioni. La madre dal canto suo, soprattutto se è madre per la prima volta, sperimenta attraverso il bambino la sua capacità di essere una madre adeguata, nella ridefinizione di identità che questo particolare momento della sua crescita personale comporta.
In alcune situazioni particolari come l'insicurezza rispetto alle proprie capacità di essere all'altezza del ruolo (fisiologica in qualche misura) ansia o isolamento della madre, la relazione col piccolo rischia facilmente di diventare "sovraccarica": in letteratura sono descritte relazioni sovraccariche intrusive e relazioni sovraccariche di controllo.
Un peso eccessivo caricato su di un'unica corda la renderà molto tesa, al limite la spezzerà.
Queste considerazioni generali valgono naturalmente per ogni tipo di relazione ed anche per quella madre-figlio. In altre parole, riuscire a coltivare una ricca vita sociale, in larga misura anche condivisa con le persone che ci sono più vicine, è un accorgimento capace di prevenire, almeno in parte, il formarsi di questi sovraccarichi.
Bene l'intensità del controllo esercitato dalla madre alla età di 2 anni sembra essersi rivelato una variabile rilevante nel condizionare l'atteggiamento positivo o negativo verso la madre dello stesso bambino alla età di 10 anni, nel senso che maggiore era stato il controllo materno tanto più negative erano le reazioni verso il genitore in preadolescenza.
Naturalmente non ci riferiamo al normale controllo esercitato da qualunque genitore per tutelare ed insegnare la tutela della propria incolumità o il rispetto di altre regole sociali, ma l'eccessiva intrusione che sottrae spazio all'autonomia del bambino, soffocandone la crescita e finendo per essere vissuto dal destinatario di questo tipo di attenzione come ostile e persecutorio.
In alcune situazioni particolari come l'insicurezza rispetto alle proprie capacità di essere all'altezza del ruolo (fisiologica in qualche misura) ansia o isolamento della madre, la relazione col piccolo rischia facilmente di diventare "sovraccarica": in letteratura sono descritte relazioni sovraccariche intrusive e relazioni sovraccariche di controllo.
- Ma cosa si intende per relazione sovraccarica?
Un peso eccessivo caricato su di un'unica corda la renderà molto tesa, al limite la spezzerà.
Queste considerazioni generali valgono naturalmente per ogni tipo di relazione ed anche per quella madre-figlio. In altre parole, riuscire a coltivare una ricca vita sociale, in larga misura anche condivisa con le persone che ci sono più vicine, è un accorgimento capace di prevenire, almeno in parte, il formarsi di questi sovraccarichi.
- La ricerca che dimostra il deterioramento dei rapporti in seguito ad eccessivo controllo.
Bene l'intensità del controllo esercitato dalla madre alla età di 2 anni sembra essersi rivelato una variabile rilevante nel condizionare l'atteggiamento positivo o negativo verso la madre dello stesso bambino alla età di 10 anni, nel senso che maggiore era stato il controllo materno tanto più negative erano le reazioni verso il genitore in preadolescenza.
Naturalmente non ci riferiamo al normale controllo esercitato da qualunque genitore per tutelare ed insegnare la tutela della propria incolumità o il rispetto di altre regole sociali, ma l'eccessiva intrusione che sottrae spazio all'autonomia del bambino, soffocandone la crescita e finendo per essere vissuto dal destinatario di questo tipo di attenzione come ostile e persecutorio.
Pienamente d'accordo! :) Non saprei che altro aggiungere: lasciamoli crescere 'sti bambini!
RispondiEliminaInfatti Luca, basta il giusto: attenzione q.b. e lasciare spazio q.b. :-)
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