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Gli estremisti islamici non danno la patente alle donne, in Italia invece la ritirano ai gay

Finalmente rivalutata in Cassazione, dopo oltre dieci anni, la storia controversa di un giovane che 10 anni fa, nel 2005, durante la visita di leva aveva dichiarato la propria omosessualità: poco dopo l'informazione veniva trasmessa alla motorizzazione, che, disponendo un nuovo esame di idoneità psicofisica alla guida, aveva concluso per il ritiro della patente in forza della generica diagnosi psichiatrica, "disturbo della identità sessuale". Il protagonista della vicenda, Danilo Giuffrida, ha fatto ricorso contro il provvedimento di ritiro patente e, naturalmente l'ha vinto, con diritto ad un risarcimento la cui entità è stata valutata diversamente nei tre gradi di giudizio, prima 100.000 euro, poi 20.000 ed infine ora la Cassazione è disposta a riconoscere una cifra maggiore per cui ha rinviato il caso ad un nuovo tribunale d'appello per la riquantificazione della cifra dovuta in risarcimento.

In calce alla notizia, circolata ieri sui principali quotidiani, tutti i commenti contro i funzionari che hanno disposto il ritiro della patente, considerati colpevoli di abuso, omofobia e mancanza di buon senso: a dire il vero al massimo si potrebbe considerare buona la terza, lo scarso buon senso, essendo abbastanza evidente a chiunque che l'orientamento sessuale difficilmente può incidere sulle capacità di guida di autoveicoli.

Detto questo, devo aggiungere che invece sulle altre considerazioni ci sarebbe da discutere: come tutti sanno il DSM 5 (il nuovo manuale diagnostico del disturbi psichiatrici) è stato pubblicato nel 2013 negli Stati Uniti e quindi nel 2014 in Italia: questo significa che nel 2005 veniva utilizzato il DSM IV ed il DSM IV   dedica un intero capitolo alla diagnosi psichiatrica denominata appunto "disturbi della identità di genere" con codice F64.2[302.6] nella fanciullezza e codice F64.0[302.85] per l'adolescenza e l'età adulta. Utilizzare la diagnosi ed il codice diagnostico corrispondente nel 2005 non era da considerarsi un atto omofobo: voglio dire che nel 2005 qualunque medico (omosessuali compresi) avrebbe dovuto utilizzare questa formulazione diagnostica per riferirsi ad un soggetto omosessuale.

Ora, che l'omosessualità sia stata considerata un disturbo psichico fa parte della nostra storia culturale e scientifica recente (molto recente) e non è un fatto imputabile ai funzionari che hanno stabilito il ritiro di patente: da questo punto di vista responsabile al più sarebbe l'OMS che adotta queste classificazioni, ma se i funzionari hanno dimostrato scarso buon senso nel ritirare la patente, ancor meno se ne dimostrerebbe nel voler processare la Sanità Mondiale per omofobia.
Ovviamente la storia e la cultura si evolvono, ma nessuno di noi potrebbe denunciare il funzionario che vietò alla nostra ava di votare, quando la legge non prevedeva il diritto di voto per le donne, il poveretto si atteneva alla legge e, che piaccia o no, costumi e culture discriminatorie hanno condizionato ed in parte ancora condizionano le leggi ed i ruoli sociali di diverse categorie di persone, non solo gay, ma anche donne, stranieri ed etnie diverse.


C'è stata violazione della privacy, questo certamente, benché la trasmissione di informazioni sia circolata nel ristretto ambito di uffici ed inoltre nel "coming out" del giovane c'era probabilmente l'intenzione di dichiarare ufficialmente il proprio orientamento sessuale, vista la circostanza (visita di leva) quanto meno per essere dispensato dal servizio militare.


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