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Perfezionisti a maggiore rischio di suicidio

Uno studio della York University, pubblicato questa settiana su American Psychological Association mette a fuoco una importante caratteristica di personalità come fattore di rischio per suicidio, specificamente è sotto accusa il perfezionismo: uno degli autori Gordon Flett, lo considera un elemento di rischio personale e sociale da valutare separatamente nella previsione e nella prevenzione del rischio di suicidio. Secondo le stime del Centro di Controllo delle malattie statunitense, il numero dei suicidi si aggira intorno ad un milione all'anno (l'OMS ne aveva stimati 800.000) di cui 40.000 riguardano proprio il Nord America. Flett ed i suoi coautori hanno individuato alcune categorie professionali a rischio: medici, architetti, avvocati ed in generale le posizioni professionali apicali correlate con esigenze di elevata precisione ed alti livelli di aspettativa, sarebbero tutte a rischio di suicidio, anche perché il perfezionista, intelligente e meticoloso, se programma il suicidio lo fa nei dettagli e quindi riesce a mandare ad effetto il proprio intento.

Ora, benché nei dati sinteticamente presentati non vengano indicate statistiche utili ad avvalorare la tesi dei ricercatori, è sicuramente vero che determinati assetti di personalità predispongono alla depressione, ai disturbi d'ansia e quindi anche al suicidio, così come è anche ragionevole che più elevata è la posizione sociale ricoperta, più rovinoso ed inaccettabile risulta qualsiasi fallimento.

In generale nell'esperienza clinica ordinaria,  il perfezionismo è legato a rigidità della struttura superegoica e talvolta ad un modesto coefficiente di ossessività: l'ossessività non è solo la patologia che obbliga alla ripetizione di gesti e rituali di rassicurazione, parassitando ed appesantendo ogni momento ed azione della giornata fino a limitare le funzioni di un individuo, ma anzi un pizzico di ossessività è anche sinonimo di precisione, attenzione, completezza ed .... efficienza.
Queste persone non tralasciano alcun dettaglio e portano a termine interamente i compiti che si sono dati: tiranneggiate da un super-io esigente e giudicante, non si sentono accettate se non raggiungono il massimo livello di prestazione: per convinta (?) che sia la stima delle proprie capacità, il timore di non essere all'altezza e di fallire o sbagliare non li abbandona mai.

In realtà con la loro grande efficienza continuano a fare da adulti ciò che hanno fatto da bambini: soddisfare le aspettative sociali, una cosa utilissima per gli altri, ma non per se stessi.
Difficile che qualcuno di loro si senta amato: l'amore accetta ed ama qualsiasi imperfezione ed il margine d'errore è una costante nel mondo fisico (e quindi anche umano) tanto da essere parte appunto di tutti i calcoli delle scienze fisiche, oltre che della statistica e di qualsiasi disciplina si occupi di osservare e studiare la realtà.

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