La signora dei gatti
Appena
fuori dal cancello, raddrizzò la testa e
si guardò intorno, poi volse lo sguardo
in alto, prima verso le foglie degli alberi del viale e quindi un po’ oltre,
verso il cielo. Era sereno e respirò a
pieni polmoni, aspirando l’odore di terra e vegetazione umida: aveva piovuto da
poco, ma si poteva intuire nell'aria l’imminenza della stagione primaverile,
forse a causa degli uccelli che erano in movimento e si facevano sentire. Era
una bella sensazione, era libera di godersi la strada col suo pezzetto di
natura. Si rese conto che questa piccola cosa era per lei tutt'altro che
ordinaria: dai tempi della prima adolescenza aveva iniziato a percepire la
strada come un ambiente ostile, perciò aveva preso l’abitudine
di guardare in terra andando a passo spedito, come qualcuno che va di fretta e
deve fare qualcosa di importante. Questo modo di fare le era diventato così
naturale da essere ormai il “suo”, indipendentemente dal contesto. Non c’era
tanta gente per strada, pur essendo ancora giorno, ma i pochi passanti non si
curavano affatto di lei, sicché continuò a camminare, respirare e non è che proprio sorridesse, ma si sentiva
come incuriosita, un po’ eccitata come in un’avventura nuova.
- Ciao
Marta!
Il saluto giungeva inaspettato, trasalì come se fosse stata sorpresa in un momento
di intimità, quindi si girò:
- Giulio!
Mi hai messo paura! Da dove arrivi?
Giulio
era una delle prime persone conosciute nel suo nuovo lavoro: era stato sempre
gentile e protettivo con lei, ma discreto, gli piaceva ascoltare e solo
raramente faceva domande. Marta era arrivata a fidarsi di lui, fino ad un certo
punto, s’intende!
- Sono
andato a comprarmi qualcosa da mangiare, cucina cinese.
Sorrideva
beato, così anche Marta gli sorrise, si accompagnarono per un breve tratto e la
giovane gli raccontò di essere diretta in centro per incontrare un’amica: dovevano
vedere una camera che si dava in affitto
e che era molto più vicina al suo
ufficio. A un certo punto del percorso dovettero separarsi: Marta era già in
ritardo e continuò, come sempre, spedita per la sua strada.
C’era
Sandra ad aspettarla all'incrocio successivo: si salutarono velocemente e si
avviarono per una piccola traversa in leggera salita secondo l’indirizzo
scritto sull'annuncio. Era di certo un palazzo storico col portone enorme e
pesante in legno massiccio, usurato dal tempo e comunque ben solido, c’erano
quattro cognomi sui citofoni e loro bussarono a quello della signorina
Trapanese, come indicato nella
inserzione. Quando rispondevi ad annunci come questo era sempre meglio
non andarci da sola ed essere buoni osservatori, prudenti e cauti nella
trattativa: la cosa più facile è imbattersi in qualche tipo di imbroglione.
Marta sapeva bene di essere ingenua ed impulsiva, del tutto inadatta alle
incombenze pratiche della vita, perciò si era fatta accompagnare da Sandra.
Marta si era laureata in matematica a
pieni voti, sicché era considerata una specie di genio nella sua famiglia fin
da bambina e soprattutto da sua madre, che sembrava aspettarsi grandi cose e che però non si era mai azzardata ad
affidarle neanche una piccola commissione nel negozio sotto casa …
Dicono
che la perfezione non è di questo mondo, la coerenza neanche, è sicuro: Marta
sorrise con tenerezza a questo pensiero, un po’ le mancava la mamma.
Dal citofono fu aperto il portone e le ragazze vi si infilarono senza esitazione: era un palazzo antico nel centro storico con una sua bellezza suggestiva. Sembrava uscito da un libro di fiabe con la sua vecchia scalinata a gradini alti e l'ampio spazio dei soffitti.
Presto si trovarono sulla soglia davanti ad una vecchietta minuta, bianchissima, che le accolse con cortesia, ma ... subito oltre la porta furono colpite da una zaffata di un odore violento e penetrante che Marta non riuscì ad interpretare sulle prime, almeno finché non si accorse della colonia di gatti che viveva in casa.
Gli animali gironzolavano indisturbati da veri padroni del luogo e, ci sarebbe stato da giurarci, si davano molto da fare per marcare il territorio, come si suol dire.
La ragazza ne fu sorpresa e confusa: mai vista una roba del genere e l'odore era assolutamente insopportabile, sembrava del tutto impensabile poterci vivere, ma era difficile ora districarsi dalla conversazione con l'anziana signora senza risultare scortesi.
In effetti furono costrette ad intrattenersi il tempo necessario per essere messe al corrente delle condizioni richieste per l'affitto, spiegare che avrebbero dovuto rifletterci e filare via ... di corsa!
La signora, rifletteva Marta, avrebbe fatto molto meglio a cercare una badante, piuttosto che una inquilina: insomma la visita era andata a vuoto. Nel mentre tirava respiri profondi nella speranza di liberare le narici dal tanfo dell'urina di gatto, si interrogò sulla vita della vecchietta: chi era? Come poteva essere finita sola a vivere in una vecchia casa respirando soltanto il pelo e le esalazioni dei suoi animali? Che genere di storia poteva esserci dietro tutto questo?
Fu distratta da questo corso di pensieri dal chiacchierio di Sandra: l'amica parlava già da qualche minuto e dal tono della sua domanda, Marta si rese conto che doveva trattarsi di una domanda ripetuta e che lei intanto non aveva capito proprio niente di ciò che l'amica andava dicendo:
- Allora che fai? ci vieni?
- Eh? Cosa? Dove?
- Ma dove viaggi con la testa? Siamo alle solite!
- Ero distratta, scusa, eh? Ho lo stomaco in rivolta! Ma dove siamo capitate?
Rise nervosamente.
- Eh andiamo, di solito c'è da girare un pò per trovare qualcosa di decente, ma ci vieni o no al cineforum stasera?
- Cosa danno?
Continuarono a parlottare fra loro, Marta non aveva voglia di andare in nessun posto: era stata una giornataccia ed aveva portato a casa del lavoro da finire, sicché la serata era impegnata.
Passeggiarono ancora un pò, soffermandosi davanti a qualche vetrina, quindi si salutarono: Marta aveva il suo lavoro e Sandra era il tipo che aveva bisogno di un paio d'ore per prepararsi ad uscire, specie se c'erano ragazzi.
Marta lavorò fino a sera inoltrata: c'era qualcosa che non tornava e continuava sfuggirle nel suo progetto, alla fine si rassegnò ad andare a dormire, ancora con la mente piena di dubbi, ma piombò immediatamente in un sonno profondo ed inquieto.
Un colpo di spugna: una spugna lavava la sua fronte come si lavano i vetri, passando poi la spatola per asciugare e lei continuava a pensare con grande preoccupazione che non c'era abbastanza schiuma, era seduta in un prato e non sembrava esservi intorno anima viva.
Non riusciva a capire se fosse ferita, ma le sue gambe erano immobilizzate e la fronte sudava, l'erba era alta, ma si accorse di un movimento che si andava avvicinando finché tra i fili verdi sbucò un bel gatto grigio e tigrato, le si accomodò di fronte e si mise a guardarla. Alcune gocce di sudore e di schiuma cadevano sulle sue ginocchia piegate ed inspiegabilmente paralitiche, si sentì a disagio.
Il gattone sembrava sorridere sotto i baffi ed infine pronunciò distintamente:
- Buona sera!
Marta era sgomenta, ma non poteva fuggire: col maggior contegno possibile quindi rispose a sua volta:
- Buona sera, desidera qualcosa?
- Sei tu che desideri qualcosa!
ribatté il gatto ridendo con grande maleducazione.
- Non capisco ...
mormorò la poveretta che ormai faceva una grande fatica a dissimulare il terrore.
- Sono venuto a raccontarti la storia della signora dei gatti.
- Lei è troppo gentile, non avrebbe dovuto disturbarsi ...
- Allora vuoi saperla o no?
Ecco anche lui con quel tono, Marta sbuffò, ma era un pochino rincuorata: in realtà l'avrebbe mandato via volentieri, ma fu vinta dalla curiosità.
- Si - rispose - voglio conoscere la storia.
- Già -
Il gattone fece uno sguardo nostalgico ed un pò triste, quindi aggiunse:
- Era una splendida fanciulla, un fiore: i suoi occhi erano limpidi del colore del cielo terso, penetranti come spade e profondi quanto l'oceano, nessuno poteva guardarla senza innamorarsene.
Le sue labbra erano tumide e fresche come fragole mature ed i suoi capelli neri e lucenti come le notti stellate ...
Marta cominciò a scrutarlo incuriosita: quel gatto sembrava perso d'amore per la vecchietta, intanto lui continuava la sua cantilena:
- Il suo respiro aveva il profumo del grano e le sue mani erano delicate e sottili come porcellane giapponesi. Una volta, molti anni addietro, lei, mentre continuava a respingere tutta la nobile gioventù che spasimava ai suoi piedi, fu invece stranamente presa d'amore per un garzone di bottega, purtroppo per una ragazza del suo rango a quei tempi la cosa era inaccettabile ed i due giovani dovettero nascondersi a lungo, pur amandosi appassionatamente.
Accadde una maledetta sera, ma era inevitabile prima o poi, che vennero scoperti ed il garzone rimase ucciso nella lite furibonda che seguì con gli uomini della famiglia di lei.
Il padre decise allora di mandare la ragazza in convento dove rimase a lungo, rifiutando però sempre di prendere il velo.
Uscì dal convento solo quando i suoi genitori lasciarono questo mondo ed i suoi splendidi capelli ormai erano già spruzzati di cenere.
Non amò mai più persone umane, ma solo gatti e solo di questi apprezzò la compagnia.
Detto questo il gattone si girò su se stesso e cominciò ad allontanarsi fino a sparire nell'erba lasciando la povera Marta incredula con un palmo di naso.
Bello!
RispondiEliminaLa realtà forse non è quella ma ognuno di noi ha bisogno di credere in qualcosa. Di un fatto o un'idea che ci faccia da salvagente... Qualcosa a cui aggrapparsi per spiegarsi fatti a cui altrimenti non sapremmo dare come il giusto valore.
Mi è piaciuto molto!
Grazie Patricia! :-)) spero sia stato distensivo leggere: quando le notizie del mondo sono una frana ... non resta che fantasticare. Buona giornata!
Eliminaper me che amo le storie questa é veramente intricante.... é piena di spunti e ombreggiature che si compongono dando la sensazione di aver colto una stralcio di vita
RispondiEliminaGrazie per la tua lettura Patrizia: sono contenta che la storia ti sia piaciuta. Il racconto nella sua inventiva è simile al sogno: riprende, strizza, deforma, taglia e ricompone le figure creandone di nuove, ma ovviamente il tutto è sempre fondato su qualcosa di visto ed osservato da qualche parte: se l'impressione è di verosimiglianza, questo va anche bene :-)
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