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Il sacrificio della fanciulla (poesia)

Nelle civiltà antiche, affascinanti e selvagge, avvezze al sangue delle creature vinte nella caccia per imbandire tavole e banchetti, le genti temevano la furia del mare, del cielo e del fuoco ed anelavano di placarne l'ira, offrendo sacrifici alla divina collera della madre terra.


Ma il dio malvagio è il demone del terrore annidato nell'animo di ogni uomo: lui vuole strapparlo dalle proprie viscere e gettarlo addosso alla creatura sacrificale. 

L'esorcismo orrido e antico che forse ancora si consuma in un angolo del tempio di passioni primitive nascoste nel fondo di questo mondo e di queste menti.





IL SACRIFICIO

Ai piedi del vulcano,  
totem scolpiti 
nella pietra,   
mani adoranti, 
attese speranze.


Preghiera corale,

rigurgito profondo, 
magma incandescente 
dalla terra.
Ciascuna parola
contiene materia 
per redimere l'anima.


Evaporano

concrezioni di terra,
polvere esalata,
borbottio cifrato
s'accompagna
al rito solenne.


Nessuna droga

spegne 
la luce del terrore
negli occhi sbarrati.
E la fanciulla raccoglie
al passaggio
l'onda d'angoscia
di folla fluttuante.


Candida principessa

solo bambina,
nel destino che stronca
il suo terrore:
pavido esorcismo
di austeri sacerdoti. 


Solo il vulcano

adirato
rende ancora lapilli.

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