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Un passo avanti nella cura dei tumori pancreatici

Un altro passo nella lotta contro i tumori e anzi proprio contro una delle forme più difficili da aggredire e curare con i farmaci attualmente in uso, il cancro del pancreas: una localizzazione tumorale particolarmente grave e temibile perché spesso viene diagnosticato quando ormai è già inoperabile ed inoltre risponde poco ai chemioterapici. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per i tumori pancreatici è il più basso di tutti i tumori ed il cancro del pancreas incide per il 9% dei tumori dell'apparato digerente. Negli USA la diagnosi viene fatta a circa 46.000 persone ogni anno e 40.000 sono annualmente i decessi legati a tumore pancreatico.
Lo studio di cui parliamo trova il suo fondamento teorico in un dato empirico, di  riscontro clinico: le persone con carenza di vitamina D hanno una probabilità più elevata di sviluppare un carcinoma del pancreas, malgrado questo però in passato i tentativi di trattamento con vitamina D non avevano sortito alcun risultato positivo. Finalmente un gruppo di studiosi del Salk Institute guidati da Ronald Evans sono riusciti a rendere efficace la vitamina D modificandola chimicamente e l'hanno usata in un lavoro sperimentale, i cui risultati, molto incoraggianti, sono stati pubblicati il 25 settembre u.s. sulla rivista Cell.

In realtà il lavoro di ricerca sta andando avanti già da circa un paio d'anni: bersaglio dell'osservazione è l'imponente reazione infiammatoria, cosiddetta pancreatite para-neoplastica, che di solito si addensa intorno alla massa tumorale come una barriera, in quanto tende a proteggere il tumore e consentirne la crescita, impedendo anche la penetrazione dei farmaci all'interno della massa neoplastica. In particolare sono state studiate le cellule stellate proprio per questa loro funzione di barriera protettiva del tumore quando si trovano in stato di attivazione come nel tessuto infiammatorio che circonda la massa neoplastica.
In sperimentazioni precedenti i ricercatori avevano  scoperto che una forma chimicamente modificata di vitamina D riusciva ad inattivare le cellule stellate epatiche, così la stessa sostanza è stata sperimentata per le cellule stellate del pancreas e si è rivelata efficace nel disattivarle dallo stato infiammatorio e riportarle alla normalità. I ricercatori hanno anche capito perché la vitamina D non modificata non riusciva a funzionare: le cellule stellate attivate degradano rapidamente la vitamina D normale, ma non quella modificata e quindi più resistente.
Inattivando le cellule stellate pancreatiche la massa tumorale diviene finalmente permeabile ai chemioterapici, che amplificano così la propria efficacia.
Nella sperimentazione sui topi Evans è riuscito ad aumentarne la sopravvivenza del 50% rispetto alla chemioterapia da sola, aprendo così una prospettiva di guarigione per una delle forme più temibili di cancro, che ha tutt'ora  una mortalità molto elevata.

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