I talebani contro la distruzione delle piantagioni di oppio
01/05/2013
Il ministero afghano per la lotta al traffico di droga ha reso noto a Kabul che la campagna 2013 mirata alla distruzione delle piantagioni di oppio è costata fino ad oggi la vita a 131 uomini delle forze dell'ordine.
La campagna è iniziata da circa un mese e mezzo, ma dei 15.000 ettari di piantagioni, obiettivo della campagna, fino ad oggi ne sono stati distrutti soltanto circa un terzo e questa operazione ad oggi è costata 131 morti ed 86 feriti tra i militari che portano avanti l'operazione. Questo bilancio drammatico, secondo quanto riferito dalla stampa locale è dovuto alla forte opposizione dei talebani.
Il rapporto informativo dal ministero afghano è giunto come risposta alle preoccupazioni espresse dall'ONU per la crescente produzione di oppio afghano.
La notizia viene trasmessa oggi dall'Ansa.
Ora la cosa che fa riflettere è proprio questa forte opposizione dei talebani: il talebano dovrebbe essere uno studente delle scritture sacre, certo sono integralisti, nazionalisti, organizzati militarmente, ma in primo luogo ispirati da un credo religioso, che proibisce fra e tante cose anche l'uso di droghe.
Nel 2000 i talebani vietarono la produzione di oppio che pertanto si ridusse dalle 4000 tonnellate del 2000 alle 82 tonnellate del 2001. Purtroppo però a partire dal 2002 la produzione ha ripreso a salire drammaticamente. Cosa è successo? Secondo il rapporto strategico dell'International Narcotics Control del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (INCSR), del marzo 2001, i talebani, che controllano il 96% del territorio dove vengono coltivati i papaveri, ne promuovono la coltivazione per finanziare l'acquisto di armi e le operazioni militari.
Il volume di affari dei narcotrafficanti si aggira intorno ai 70 miliardi di dollari, di cui tuttavia solo il 5% restano in Afghanistan, secondo la valutazione di Ibrahim Azhar, esperto del ministero afghano. Tradotto in italiano comprensibile, ciò vuol dire che i talebani hanno il 5% delle ragioni per ostacolare la distruzione delle piantagioni, rispetto ai loro complici internazionali ....
Il ministero afghano per la lotta al traffico di droga ha reso noto a Kabul che la campagna 2013 mirata alla distruzione delle piantagioni di oppio è costata fino ad oggi la vita a 131 uomini delle forze dell'ordine.
La campagna è iniziata da circa un mese e mezzo, ma dei 15.000 ettari di piantagioni, obiettivo della campagna, fino ad oggi ne sono stati distrutti soltanto circa un terzo e questa operazione ad oggi è costata 131 morti ed 86 feriti tra i militari che portano avanti l'operazione. Questo bilancio drammatico, secondo quanto riferito dalla stampa locale è dovuto alla forte opposizione dei talebani.
Il rapporto informativo dal ministero afghano è giunto come risposta alle preoccupazioni espresse dall'ONU per la crescente produzione di oppio afghano.
La notizia viene trasmessa oggi dall'Ansa.
Ora la cosa che fa riflettere è proprio questa forte opposizione dei talebani: il talebano dovrebbe essere uno studente delle scritture sacre, certo sono integralisti, nazionalisti, organizzati militarmente, ma in primo luogo ispirati da un credo religioso, che proibisce fra e tante cose anche l'uso di droghe.
Nel 2000 i talebani vietarono la produzione di oppio che pertanto si ridusse dalle 4000 tonnellate del 2000 alle 82 tonnellate del 2001. Purtroppo però a partire dal 2002 la produzione ha ripreso a salire drammaticamente. Cosa è successo? Secondo il rapporto strategico dell'International Narcotics Control del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (INCSR), del marzo 2001, i talebani, che controllano il 96% del territorio dove vengono coltivati i papaveri, ne promuovono la coltivazione per finanziare l'acquisto di armi e le operazioni militari.
Il volume di affari dei narcotrafficanti si aggira intorno ai 70 miliardi di dollari, di cui tuttavia solo il 5% restano in Afghanistan, secondo la valutazione di Ibrahim Azhar, esperto del ministero afghano. Tradotto in italiano comprensibile, ciò vuol dire che i talebani hanno il 5% delle ragioni per ostacolare la distruzione delle piantagioni, rispetto ai loro complici internazionali ....
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