"Mens sana in corpore sano" : quanto giova lo sport ai ragazzi
09/05/2013
Un editoriale pubblicato ieri sul quotidiano sanità titola che i ragazzi che fanno sport vanno meglio a scuola: l'articolo si riferisce ad una rilevazione statistica resa pubblica in occasione della edizione 2013 del Congresso SIP (Società Italiana di Pediatria) apertosi ieri a Bologna e la notizia viene ripresa oggi anche dall'Ansa ed altre fonti di stampa.
I dati cui si fa riferimento nel titolo sono emersi in una statistica effettuata dall'Osservatorio SIP riferita all'anno 2012 sulle abitudini di vita degli adolescenti italiani.
In sintesi risulta che il 40% dei ragazzi di età 13-14 anni non pratica alcuna attività sportiva al di fuori delle due ore settimanali scolastiche. Il dato viene messo in relazione con abitudini alimentari, fumo ed infine anche con il rendimento scolastico: in particolare tra i ragazzi che praticano sport (più di due ore settimanali in ambito extra scolastico) il 56,5% dichiara di andare bene a scuola, contro il 40,3% dei sedentari.
Ora nessuno vorrebbe dubitare dei benefici effetti della attività sportiva sul fisico e neanche dubitare dell'impatto positivo dello sport rispetto alla motivazione, socialità, sicurezza etc.: tuttavia questi sono dati qualitativi, desunti da un'esperienza pratica, piuttosto che sistematizzati e dimostrati.
Una rilevazione statistica è cosa diversa da uno studio sperimentale controllato.
Se il titolo recita: "Sport. I ragazzi che lo fanno vanno meglio a scuola" suggerisce intuitivamente un nesso causa effetto, come se lo sport avesse effetto positivo sul rendimento.
Diverso sarebbe titolare: "I ragazzi bravi a scuola si dedicano più spesso allo sport" suggerendo un nesso causale inverso.
Infatti, giusto per dirne una, è anche possibile questo: che i ragazzi con migliori attitudini allo studio e quindi capaci di disimpegnare in minor tempo i compiti di scuola, riescano più spesso ad avere anche il tempo di dedicarsi allo sport.
Con questo voglio dire che è possibile, ma non dimostrato, che lo sport stimoli e/o sblocchi energie utili anche alle attività scolastiche: per dimostrarlo dovremmo almeno considerare due gruppi omogenei per distribuzione del Q.I. ed estrazione socioeconomica e culturale, tanto per menzionare solo un paio delle variabili importanti che possono avere incidenza nella interpretazione della statistica.
Le attività sportive extrascolastiche, infatti, normalmente sono a pagamento e quindi un diverso livello economico familiare, che può differenziare i gruppi di ragazzi che fanno sport rispetto a quelli che non lo praticano, sicuramente è da considerarsi uno degli elementi capaci di incidere sulla prestazione scolastica.
Un editoriale pubblicato ieri sul quotidiano sanità titola che i ragazzi che fanno sport vanno meglio a scuola: l'articolo si riferisce ad una rilevazione statistica resa pubblica in occasione della edizione 2013 del Congresso SIP (Società Italiana di Pediatria) apertosi ieri a Bologna e la notizia viene ripresa oggi anche dall'Ansa ed altre fonti di stampa.
I dati cui si fa riferimento nel titolo sono emersi in una statistica effettuata dall'Osservatorio SIP riferita all'anno 2012 sulle abitudini di vita degli adolescenti italiani.
In sintesi risulta che il 40% dei ragazzi di età 13-14 anni non pratica alcuna attività sportiva al di fuori delle due ore settimanali scolastiche. Il dato viene messo in relazione con abitudini alimentari, fumo ed infine anche con il rendimento scolastico: in particolare tra i ragazzi che praticano sport (più di due ore settimanali in ambito extra scolastico) il 56,5% dichiara di andare bene a scuola, contro il 40,3% dei sedentari.
Ora nessuno vorrebbe dubitare dei benefici effetti della attività sportiva sul fisico e neanche dubitare dell'impatto positivo dello sport rispetto alla motivazione, socialità, sicurezza etc.: tuttavia questi sono dati qualitativi, desunti da un'esperienza pratica, piuttosto che sistematizzati e dimostrati.
Una rilevazione statistica è cosa diversa da uno studio sperimentale controllato.
Se il titolo recita: "Sport. I ragazzi che lo fanno vanno meglio a scuola" suggerisce intuitivamente un nesso causa effetto, come se lo sport avesse effetto positivo sul rendimento.
Diverso sarebbe titolare: "I ragazzi bravi a scuola si dedicano più spesso allo sport" suggerendo un nesso causale inverso.
Infatti, giusto per dirne una, è anche possibile questo: che i ragazzi con migliori attitudini allo studio e quindi capaci di disimpegnare in minor tempo i compiti di scuola, riescano più spesso ad avere anche il tempo di dedicarsi allo sport.
Con questo voglio dire che è possibile, ma non dimostrato, che lo sport stimoli e/o sblocchi energie utili anche alle attività scolastiche: per dimostrarlo dovremmo almeno considerare due gruppi omogenei per distribuzione del Q.I. ed estrazione socioeconomica e culturale, tanto per menzionare solo un paio delle variabili importanti che possono avere incidenza nella interpretazione della statistica.
Le attività sportive extrascolastiche, infatti, normalmente sono a pagamento e quindi un diverso livello economico familiare, che può differenziare i gruppi di ragazzi che fanno sport rispetto a quelli che non lo praticano, sicuramente è da considerarsi uno degli elementi capaci di incidere sulla prestazione scolastica.
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