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L'aumento dei costi al consumo colpisce i più poveri!

                                                                                                                          10/05/2013

I dati Istat sono chiari: l'inflazione e l'aumento dei prezzi hanno gravato soprattutto sui beni di consumo alimentari e sui costi dell'energia, in altre parole sulle voci non eliminabili dal bilancio domestico, sicché tra il 2005 ed il 2012 l'aumento di spesa per le famiglie è stato del ben 20,2% per i nuclei familiari meno abbienti, quelli che già spendevano e spendono meno, limitandosi prevalentemente ai generi di prima necessità, ma solo del 16% per le famiglie che invece sono più ricche e quindi spendevano e spendono di più.

Ora questo è un dato del quale tenere conto quando si parla di sistemi di tassazione ed anche di "sovranità monetaria" nazionale: deve essere a tutti chiaro che l'inflazione rappresenta una perdita del potere d'acquisto per tutti, senza tutela per le fasce di reddito basso, anzi, per la legge di mercato (quella famosa della domanda e dell'offerta) siccome la richiesta per i generi di prima necessità finisce per essere proprio quella che non può diminuire o comunque diminuisce meno e per ultima, saranno proprio questi prezzi a mantenersi più alti  con la conseguenza che saranno comunque i più poveri a farne le maggiori spese.

La tassazione, simpatica o antipatica che sia, può essere distribuita in modo da non penalizzare i redditi più bassi, l'inflazione  no: segue la legge di mercato.


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