Il buono, il brutto ed il cattivo
11/05/2013
"Il buono, il brutto ed il cattivo" è il titolo di un vecchio film western del 1966 diretto da Sergio Leone, ma l'ironia in esso contenuta ha finito per rendere questo titolo una battuta che è stata usata di frequente per connotare certi gruppetti e compagnie scalcinate aventi, come denominatore comune, la presenza al loro interno di persone bizzarre: chi sregolato, chi litigioso, chi candido, chi interessato ed esperto di tiri mancini e tuttavia, per strano volere della sorte, tutti accomunati in un unico destino.
In effetti il solo titolo contiene una sintesi mirabile delle tipologie umane più facili da incontrare, ma soprattutto la connotazione proposta evoca una categorizzazione primitiva e puerile destinata, come è ovvio, ad essere sconfessata dalla trama, che è una storia di inganni ed intrighi, dove ciascuno infidamente si muove da finto amico o finto nemico, smentendo nel succedersi dei colpi di scena le aspettative di chi si pone da spettatore.
Vince infine il cosiddetto "buono" che si rivela una simpatica canaglia.
Giochi di furbizia e di inganno, dove ciascuno persegue il proprio interesse personale ed ha bisogno di essere diffidente ed abile nel guardarsi le spalle: se esiste, quando esiste una minima e vaga parvenza di lealtà verso qualcuno, resta qualcosa che riesce ad emergere solo se e quando si vince.
Se non fosse per l'edificante lieto fine (poco probabile nella vita reale) questo film lo si potrebbe considerare una divertente quanto cinica metafora dei rapporti sociali nel quotidiano.
"Il buono, il brutto ed il cattivo" è il titolo di un vecchio film western del 1966 diretto da Sergio Leone, ma l'ironia in esso contenuta ha finito per rendere questo titolo una battuta che è stata usata di frequente per connotare certi gruppetti e compagnie scalcinate aventi, come denominatore comune, la presenza al loro interno di persone bizzarre: chi sregolato, chi litigioso, chi candido, chi interessato ed esperto di tiri mancini e tuttavia, per strano volere della sorte, tutti accomunati in un unico destino.
In effetti il solo titolo contiene una sintesi mirabile delle tipologie umane più facili da incontrare, ma soprattutto la connotazione proposta evoca una categorizzazione primitiva e puerile destinata, come è ovvio, ad essere sconfessata dalla trama, che è una storia di inganni ed intrighi, dove ciascuno infidamente si muove da finto amico o finto nemico, smentendo nel succedersi dei colpi di scena le aspettative di chi si pone da spettatore.
Vince infine il cosiddetto "buono" che si rivela una simpatica canaglia.
Giochi di furbizia e di inganno, dove ciascuno persegue il proprio interesse personale ed ha bisogno di essere diffidente ed abile nel guardarsi le spalle: se esiste, quando esiste una minima e vaga parvenza di lealtà verso qualcuno, resta qualcosa che riesce ad emergere solo se e quando si vince.
Se non fosse per l'edificante lieto fine (poco probabile nella vita reale) questo film lo si potrebbe considerare una divertente quanto cinica metafora dei rapporti sociali nel quotidiano.
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