"Disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato"
"Disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato"
"Quanto chiacchieriamo noi cristiani!"
Queste sono state alcune delle parole espresse dal papa Francesco durante la messa di questa mattina a Santa Marta in Vaticano: sono parole che toccano un tema di scottante attualità ed impongono una riflessione non solo al mondo cristiano, ma anche a quello laico e non credente.
Credenti e non, tutti gli esseri umani infatti, condividono alcuni vizi e cattive abitudini.
Il papa si è espresso con chiarezza nel definire il proprio pensiero:
- per disinformazione intende l'esposizione di realtà o verità incomplete, delle quali cioè si dice solo "la metà che conviene",
- per diffamazione lui intende la diffusione di informazioni tali da mettere in cattiva luce delle persone, che magari hanno pur commesso qualche errore,
- per calunnia intende la diffusione di notizie false e negative sul conto di qualcuno.
Ciò che colpisce è la estrema semplicità con la quale il papa Francesco riesce a descrivere il meccanismo che sta alla base di tali comportamenti così poco generosi verso il nostro prossimo, spiegando che riusciamo a sentirci grandi nello sminuire qualcuno ...
Il meccanismo intrinseco nell'animo umano è infatti proprio questo: la fisiologica esigenza di conquistare spazi vitali ed affermarci implica la competitività, più o meno accesa e presente in tutti i gruppi sociali, a cominciare da ristretto nucleo familiare.
La competizione è fisiologica, così come lo è l'esigenza di nutrire e migliorare la propria autostima, affermandosi e talvolta primeggiando.
Tutti vogliono sentirsi "migliori": il tornaconto narcisistico di un tale vissuto non è in discussione!
Il problema è come sentirsi migliori: dimostrando di saper far bene le cose (il che è impegnativo e faticoso) o semplicemente dimostrando che gli altri sono peggiori (il che è più facile, con un pò di maldicenza)?
Ecco, ciò che il papa vuole dirci oggi è che, se veramente vogliamo sentirci ed essere migliori, è necessario che ci impegniamo costruttivamente: limitarci ad evidenziare le pecche ed i difetti degli altri con l'intento di dimostrare, più o meno slealmente, che gli altri sono peggiori, è peccato.
A questo si potrebbe aggiungere che, anche al di fuori della religione, coloro che agiscono secondo una linea distruttiva evidentemente non hanno abilità sufficienti per dimostrare in modo positivo il proprio valore, vengono meno ai principi di solidarietà e coesione, che di solito rappresentano la forza dei gruppi sociali, e finiscono per privare se stessi ed il proprio gruppo di appartenenza della risorsa che sarebbe stata rappresentata delle buone capacità di tutti quelli che riescono ad affossare ...
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